Salvatore Samperi – Malizia

Non va dimenticato che il buon cinema italiano del passato comprendeva anche commedie di consumo, pensate specialmente per un pubblico adulto e maschile. Inevitabilmente, a partire dai primi anni ’70, il successo ottenuto dalla commedia nostrana spinse registi e sceneggiatori a tentare una commistione col genere erotico: è la nascita della “commedia sexy”, un prodotto di vero culto per le generazioni di quegli anni e certo non circoscritto ai confini italiani. È in questo contesto artistico che si rivela fondamentale la scelta delle attrici protagoniste, donne selezionate per il fascino e le forme (più che per la loro bravura nel recitare), donne destinate a diventare, grazie al cinema, veri e propri sex symbol. Tra le attrici di spicco di questo nuovo e popolarissimo genere ricordiamo Laura Antonelli, recentemente scomparsa: già resasi nota in alcune pellicole di minor successo, tra le quali Venere in pelliccia e Il merlo maschio, la Antonelli raggiunse l’apice della sua carriera negli anni ’70. Il merito va in gran parte attribuito al notevole successo di pubblico ottenuto dal film Malizia, uscito nel 1973.

 

In Malizia, ambientato in Sicilia, la Antonelli interpreta una giovane governante mandata a lavorare presso la famiglia La Brocca, formata da padre Ignazio e tre figli di età diverse. Il padre è vedovo da pochi giorni e l’arrivo della bella cammarera Angela se da un lato porta sostegno alla famiglia, privata di una figura femminile, dall’altro crea disagio e una tensione di natura, diremmo, ormonale, specialmente tra i due figli più grandi. Il maggiore, Antonio, tenta bruscamente di sedurre la donna ma viene respinto e rinuncia. Il capofamiglia decide perfino di sposarla, combattuto tra i suoi istinti di uomo e il ricordo della moglie defunta, che ancora affligge la famiglia. Ma il rapporto più particolare è instaurato dal quattordicenne Nino: l’ambiguità del suo comportamento nei confronti della serva, prima affettuoso poi a tratti quasi sadico e atto a umiliarla, denota una sessualità ancora incerta e immatura, costruita su fantasie apparentemente edipiche che Nino non ha pieno coraggio di rendere concrete.

 

 

Una trama essenziale, fatta di quei pochi elementi necessari al fine di ottenere la maggiore risposta di pubblico, accomuna le commedie di questo tipo. La recitazione non è molto curata (specialmente quella della Antonelli che pure risulta credibile nel ruolo scelto), fatta eccezione per le efficaci interpretazioni di Turi Ferro (Ignazio) e dell’adolescente Alessandro Momo (Nino). Il contesto della città di provincia siciliana fornisce un adatto sfondo alla vicenda, contribuendo a condire la trama con elementi tipici di questa realtà, come la matura seduttrice di paese, il prete di famiglia e, su tutti, i difficili triangoli amorosi tra borghesi e servitù; non è un caso che l’ambiente siciliano sarà spesso scelto dai registi italiani come contesto per le commedie erotiche.

 

Complessivamente Malizia, diretto da Salvatore Samperi (che negli anni ’90 girerà un sequel), costituisce un tipico esempio di commedia sexy all’italiana, risultando come una pellicola piccante ma senza eccessi, costruita più sull’allusione e sul dettaglio che non su scene palesemente erotiche (ma naturalmente queste non mancano); ampio spazio è infatti lasciato a scene di tipo voyeuristico. Ma l’originalità del film sta nel suo essere piccante ma anche grossolanamente psicologico, dato che racconta della maturazione sessuale di un adolescente: molte sequenze del film sembrano quasi appartenere alla dimensione dell’onirico e di fatto riflettono la proiezione dei pensieri di Nino, il personaggio che più d’ogni altro sembra aver fatto di Angela l’oggetto del suo desiderio. Malizia si spinge così un po’ oltre e indaga i meccanismi, talvolta morbosi, che possono condurre un giovane ancora immaturo, come Nino, alla scoperta della propria sessualità.

 

 

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