Maddie Dawson – Non c’è niente che non va, almeno credo

Sembra che Maddie Dawson abbia trovato il suo posto in quel grande contenitore di storie e di schemi letterari e, intelligentemente, cavalca ancora il successo della sua opera d’esordio, Facciamo finta che non sia successo niente. Questo suo secondo romanzo, Non c’è niente che non va, almeno credo (Giunti), l’autrice lascia ampio spazio all’ironia toccante, ad un pizzico di commedia che si abbina alla crisi di mezza età.

I protagonisti sono Rosie e Jonathan, la cui vita di coppia, che dura ormai da anni, sarà sconvolta da una telefonata in un intimo sabato mattina. I quaranta sono passati, e i due vivono come eterni fidanzati in un quadrilocale, a differenza dei loro amici. Dalla telefonata, però, un equilibrio si rompe, lui chiede a lei di sposarlo e di partire per la California. Entra in gioco quindi Soapie, la nonna energica e frizzante che ha cresciuto Rosie insegnandole a seguire sempre i propri sogni, e che ora si fa ascoltatrice di tutti i dubbi della nipote. Perché partire per seguire un uomo con la passione per le tazzine di porcellana? Una serie di eventi che si susseguono, tanti personaggi che incidono sul destino e che creano scelte cruciali, mettono di fronte a scelte decisive.

Insomma, anche in questa storia, come nella precedente, la Dawson parla della regola secondo cui non è mai troppo tardi per correggere il tiro della propria vita, e lo fa ancora una volta usando il confine sentimentale tra il dolce e l’amaro. Un viaggio, anche, nell’età di mezzo in cui si è immobili tra il desiderio di cambiare e la stabilità, tra il coraggio e la stabilità. La vita che Rosie sta vivendo è in realtà un castello di sabbia, spazzato via dalla prima onda sulla spiaggia. Certo, chi aveva costruito quel castello non aveva alzato, forse appositamente, mura così forti da resistere alle intemperie. O forse, semplicemente, non esistono mura tanto forti quando la vita e gli anni fanno il proprio corso.

Non c’è niente che non va, almeno credo, è una storia debole in alcuni tratti, che ti scatena la sensazione di leggere qualcosa di già letto o, e questo è molto positivo, di già vissuto. Di buono ci sono anche i tratti di alcuni personaggi (soprattutto quelli secondari, Soapie e Tony su tutti), che stimolano immediatamente attaccamento, confidenza. La Dawson, quindi, gioca e si muove al confine che separa la certezza di utilizzare al meglio il proprio stile e uno schema narrativo ormai consolidato, al rischio di cadere nella ripetitività e, di conseguenza, nella perdita di efficacia delle storie. Ma siamo di fronte al suo secondo grande successo, un libro giudicato tra i migliori dello scorso anno: forse il gioco di scrivere al confine tra certezza e rischio vale ancora la candela e molti lettori affezionati.

ISBN
9788809792043
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diDonato Bevilacqua

Proprietario e Direttore editoriale de La Bottega di Hamlin, lettore per passione e per scelta. Dopo una Laurea in Comunicazione Multimediale e un Master in Progettazione ed Organizzazione di eventi culturali, negli ultimi anni ho collaborato con importanti società di informazione e promozione del territorio. Mi occupo di redazione, contenuti e progettazione per Enti, Associazioni ed Organizzazioni, e svolgo attività di Content Manager.