David Bowie: i brani migliori secondo Tony Visconti

In occasione della pubblicazione di Sue (or in a season of crime), il nuovo singolo di David Bowie, che anticpa la raccolta Everything has changed, il NME ha chiesto a Tony Visconti, storico producer del Duca Bianco, di stilare una sua playlist con i brani migliori di Bowie.

Il risultato è questo elenco fatto di scelte non convenzionali, che potete leggere (ed ascoltare) qui sotto:

It’s gonna be me

Si tratta di un brano tratto dal disco soul/r’n’b di David Bowie, Young americans. “Se Bowie e Ray Charles avessero scritto una canzone insieme, sarebbe stata questa. Piena di sentimento e triste. Grande performance vocale”, scrive Visconti.

Sweet thing
L’album stavolta è Diamond dogs (1974), uno dei dischi più iconici di Bowie (ricordate la celebre copertina, con un Bowie-cane?). Nelle parole di Visconti, Sweet thing è un pezzo “strano, va in posti oscuri, ma è anche romantico. È quasi impossibile separare questa traccia dalla successiva, Candidate“.

Sunday

Sunday è la scelta più recente fatta da Visconti, il brano d’apertura di Heathen del 2002. “Infausta ed atmosferica”, scrive Visconti. “Un grande balzo in avanti nella sua scrittura. Le parti vocali sono meravigliose”.

Blackout

“Musica, testo e performance vocale strepitosi”, dice Visconti di questo pezzo tratto da “Heroes” (1977). La batteria di Dennis Davis (“spettacolare”) fu registrata live, senza sovraincisioni.

Life on Mars

È uno dei pezzi storici di Hunky dory (1971), un “classico”, secondo Visconti, che rivela: “[Mick] Ronson scrisse uno splendido arrangiamento orchestrale”.

African night flight
Sicuramente una scelta non convenzionale, considerando il disco da cui è tratto, Lodger, da sempre quello meno considerato della “trilogia berlinese”. Qui Visconti ha parole d’elogio per Brian Eno (“ingegnoso”), che collaborò ai tre album di Bowie del periodo: “Non sembra, ma questa è una canzone rap…”

She shook me cold

Da The man who sold the world (1971), un’altra scelta non scontata (considerando che sul disco c’è la più celebre title-track). Si tratta di un pezzo che, secondo Visconti, segna addirittura la “nascita del grunge”. “Sono orgoglioso di tutti quelli che parteciparono alla realizzazione del pezzo, Ronson, [Mick] Woodmansey [batterista] e Bowie. Niente sovrincisioni, solo noi”.

It’s no game (part one)

Brano di apertura dell’ottimo Scary monsters (1980). “Proprio quando pensi di aver ascoltato ogni cosa”, scrive Visconti, “una donna giapponese [Michi Hirota] rappa su una canzone scritta da Bowie quando aveva 16 anni”. Interpretazione vocale da brividi.

Stay

“Funky e passionale, l’ho sempre ascoltata fino alla fine (ed è lunga)”: così Visconti su questo bellissimo pezzo, contenuto in uno dei dischi più interessanti di Bowie, Station to station (1976).

I know it’s gonna happen some day
È l’unica cover indicata da Visconti nella sua playlist. Per la precisione, si tratta di un pezzo scritto da Morrissey (grande fan del Duca Bianco) e reinterpretato dal Duca Bianco in Black tie white noise (1992). “Bowie l’ha resa sua, è strappalacrime. Una delle sue performance vocali migliori”.

Lady grinning soul

Visconti chiude la sua playlist con Lady grinning soul, uno dei pezzi migliori di Aladdin sane (1973). “Una mia ex ragazza la suonava continuamente. “Con il tempo ho finito per amarla (ma non la ragazza)”, spiega Visconti, che elogia la grande performance di Bowie e del pianista Mike Garson.

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