Brian Eno attacca Israele e Stati Uniti

La scorsa settimana vi avevamo presentato una lettera di Javier Bardem, affidata a El Diario e relativa alla guerra nella Striscia di Gaza. Oggi, vi parliamo di un’altra reazione al conflitto, stavolta direttamente dal mondo della musica: Brian Eno, infatti, ha lanciato un duro appello, successivo a quello di colleghi come Eddie Vedder. Eno ha spedito agli amici una lettera, tra cui all’ex leader del Talking Heads, David Byrne, che ne ha pubblicato il contenuto sul suo sito.

Ecco parte del testo:

Perché l’America continua a dare il suo cieco supporto a questo esercizio unilaterale di pulizia etnica? Perché? Non riesco proprio a capirlo. Detesto pensare che sia semplicemente a causa del forte potere dell’AIPAC… perché se fosse così, allora il vostro governo sarebbe gravemente corrotto. No, non credo sia questa la ragione… non ho idea di quale possa essere.

L’America che conosco e amo è compassionevole, mentalmente aperta, creativa, eclettica, tollerante e generosa. Tutti voi simboleggiate queste cose per me. Ma quale America sta sostenendo questa orribile guerra colonialista unilaterale? Non riesco a capirlo: so che non siete tutti a favore, allora perché non vengono registrate o ascoltate le vostre voci? Perché non è il vostro spirito la prima cosa a cui pensa la maggior parte del mondo, sentendo pronunciare la parola ‘America’? Quanto può risultare sbagliato che quel paese il quale, più di qualunque altro, fonda la sua identità sulle nozioni di Libertà e Democrazia, finanzi proprio una teocrazia razzista che non segue gli stessi ideali? Sono stato ad Israele lo scorso anno con Mary. Sua sorella lavora per UNWRA a Gerusalemme. A farci da guide c’erano un palestinese, Shadi – il marito di sua sorella, una guida turistica professionale – e Oren Jacobovitch, un ebreo israeliano, ex maggiore delle Forze di Difesa Israeliane che ha lasciato il servizio dopo essersi rifiutato di picchiare i palestinesi. Con loro abbiamo assistito a diverse episodi strazianti – le case dei palestinesi protette da filo spinato e assi di legno, per evitare che i colonizzatori tirino loro merda, piscio e carta igienica usata; bambini palestinesi che si recano a scuola e vengono picchiati con guantoni da baseball da bambini israeliani, con il plauso e le risate dei genitori; un intero villaggio sfrattato, costretto a vivere in grotte, mentre tre famiglie di colonizzatori si trasferiscono nelle loro terre; un accampamento israeliano in cima alla collina che devia lo smaltimento delle acque di scarico proprio sulle terre coltivate dai palestinesi; il Muro; i posti di controllo… e tutte le infinite umiliazioni quotidiane. Continuo a pensare, ‘davvero gli americani ammettono tutto questo? Davvero pensano che vada bene? Oppure non ne sanno nulla?’.

Per quanto riguarda il Processo di Pace. Israele vuole il Processo, ma non la Pace. Mentre ‘il processo’ è in atto, i colonizzatori continuano ad appropriarsi delle terre palestinesi e ad allestire i loro accampamenti… poi, quando i palestinesi fanno esplodere i loro patetici fuochi d’artificio, vengono colpiti e stracciati con missili all’avanguardia e scudi di uranio esaurito, perché Israele ‘ha il diritto di difendersi’ (invece la Palestina, chiaramente, no). E le truppe di colonizzatori sono sempre felici di tirare un altro pugno o distruggere qualche altro uliveto, mentre l’esercito guarda da un’altra parte. Tra l’altro, molti di loro non sono di etnia israeliana – sono legittimi ebrei ‘tornati in patria’, provenienti da Russia, Ucraina, Moravia, Sud Africa e Brooklyn, che vengono inviati in Israele con la convinzione di avere un inviolabile (divino!) diritto su quella terra e sapendo che ‘arabo’ vuol dire ‘verme’. Inequivocabile razzismo vecchia scuola, mostrato con la stessa arroganza e sfacciata spacconeria che erano soliti avere i vecchi ragazzi della Louisiana. Questa è la cultura che le nostre tasse stanno difendendo. È come inviare denaro al Klan.

Ma a parte questo, è l’immagine d’insieme a turbarmi maggiormente. Che vi piaccia o no, agli occhi della maggior parte del mondo, l’America rappresenta l’Ovest. Quindi è l’Ovest che viene visto appoggiare questa guerra, malgrado tutti i nostri tirannici discorsi di moralità e democrazia. Temo che tutte le conquiste civili dell’Illuminata Cultura Occidentale vengano screditate – con la somma gioia dei folli Mullah – da questa plateale ipocrisia. La guerra non ha alcuna giustificazione morale, dal mio punto di vista, e non ha nemmeno alcun valore pragmatico. Non c’è alcun accenno di realpolitik kissingeriana. Ci fa solo fare una brutta figura.

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