Guillermo Arriaga – The burning plain. Il confine della solitudine

In diversi tempi e luoghi s’incrociano le esistenze di alcuni personaggi: Sylvia è una donna lacerata da una colpa, che tenta di espiare concedendosi ogni sera a un uomo diverso; Mariana è una sedicenne che vive una storia d’amore con il coetaneo Santiago; Maria è una ragazzina il cui padre è rimasto gravemente ferito in un incidente; infine, Gina è una donna trascurata dal marito: finisce per intrecciare una relazione con Nick, trovando un momento di conforto dalla sua routine famigliare e da una recente lotta contro il cancro.

Sylvia è il nuovo nome di Mariana. Mariana ha avuto una figlia da Santiago, Maria, mentre Gina è la madre di Mariana. Nel modo in cui le loro vite finiranno per collidere l’una con l’altra consiste il sapiente gioco messo in scena da Guillermo Arriaga in The burning plain, il suo primo film come regista. Per la verità, Arriaga vanta una lunga esperienza in campo cinematografico, ma principalmente come sceneggiatore: in particolare, è da ricordare la sua “trilogia della morte”, poi diretta da Alejandro González Iñárritu, di cui fanno parte Amores perros, 21 grammi e Babel, tre titoli che presentano uno schema base molto simile a quello di The burning plain, dove più storie finiscono per confluire in un’unica vicenda. C’è sempre un fatto importante, intorno al quale si diramano vari episodi: in questo caso, un camper che esplode in mezzo al deserto. Chi c’era in quel camper e chi è l’autore dell’esplosione – si è trattato di un incidente o di un fatto premeditato? Man mano che la storia procede, mille interrogativi cominciano a nascere nello spettatore: perché Sylvia non vive con la figlia? Tornerà da lei? Che paure la tormentano? Come finirà l’amore tra Gina e Nick, esiste un futuro per loro?

In uno spazio pianeggiante sconfinato, si respirano le inquietudini di figure dominate da un senso d’angoscia profondo e lancinante. Tre generazioni s’incontrano, Gina, Mariana/Sylvia, Maria: The burning plain è davvero un film di donne, di tre eccezionali attrici (Theron, Basinger e Lawrence) che sostengono, con le loro interpretazioni brillanti e prive di sbavature, una storia che, recitata diversamente, poteva risultare melodrammatica. Al contrario, ciò che rimane è un universo di dolore ritratto con intensità che, a un certo punto, trova un balsamo lenitivo o in un rapporto d’amore, finalmente assaporato, o in una nuova opportunità per rimediare agli errori del passato.

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