Il caso Eduard Einstein: la storia del figlio folle di Albert

È appena uscito, per Frassinelli di Sperling & Kupfer, Il caso Eduard Einstein di Laurent Seksik, incentrato sulla figura del figlio folle del grande genio, Albert.

Un figlio abbandonato a se stesso, rinchiuso ventenne in una clinica per malattie mentali di Zurigo. Eduard nacque nel 1910, dall’unione di Einstein e Mileva Maric. Durante l’infanzia venne considerato un piccolo prodigio, grazie alla sua predisposizione per la musica e lo studio. L’adolescenza fu apparentemente serena: i problemi mentali affiorano durante gli anni dell’università, quando Eduard si iscrisse a medicina, sognando di diventare uno psichiatra, dopo la lettura delle opere di Freud. Dal ’32 fino al ’65, anno della morte, Eduard sarà rinchiuso nel centro psichiatrico di Burghölzli, da cui uscirà raramente. In trent’anni, Eduard e Albert si incontrarono un’unica volta, nel ’33, prima della partenza dello scienziato per gli Stati Uniti, per sfuggire alle persecuzioni naziste.

«Mio figlio è l’unico problema che rimane senza soluzione» scrisse Einstein. Ma anche Eduard sentì il peso di essere figlio di un genio, tormentato non solo dalla figura paterna, ma anche da un oscuro passato famigliare: per esempio dalla notizia di una sorella, di cui Eduard ignorava l’esistenza, e che scoprì solo grazie al fratello, Hans. Quella bambina che i genitori ebbero giovanissimi e che non vollero crescere. Inoltre, emblematico fu il rapporto che legò Eduard a Freud, che egli considerava una sorta di padre putativo, tanto da tenerne il ritratto in camera. È ironico pensare che, al contrario, Albert non aveva lo stesso rapporto con il padre della psicanalisi: addirittura nel ’28, protestò la scelta dell’Accademia di Stoccolma, che intendeva assegnargli il Nobel per la medicina. Solo in seguito i due entrarono in contatto, diventando autori di un carteggio, passato alla Storia come Perché la guerra?, indirizzato alle Nazioni Unite (per la verità, Freud etichettò lo scambio epistolare con lo scienziato “la tediosa e sterile cosiddetta discussione con Einstein”).


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