“Ognuno muore solo”: al cinema lo splendido libro di Fallada

«Uno dei più bei libri sulla resistenza tedesca contro il nazismo». Così Primo Levi definì Ognuno muore solo di Hans Fallada, morto per overdose di morfina poco prima della pubblicazione del libro, proposto in Italia da Sellerio.

Sul New York Times, Roger Cohen addirittura affermò «ha qualcosa dell’orrore di Conrad, della follia di Fëdor Dostoevskij, della minaccia rabbrividente di Capote in A sangue freddo» aggiungendo poi «Come diceva Hannah Arendt, in condizioni di terrore, la maggior parte delle persone tenderà a conformarsi, ma altre no. Umanamente parlando, nient’altro è necessario, e nient’altro può essere chiesto perché questo pianeta rimanga un posto adatto per l’esistenza dell’uomo. Fallada ha creato un simbolo immortale di tutte quelle persone che lottano contro il male e in questo modo ci ha redenti».


E, in effetti, questa è una storia di resistenza e racconta di due coniugi berlinesi i quali, dopo aver perso il figlio in guerra, decidono di contrastare la politica di Hitler distribuendo cartoline anti-nazismo per le strade di Berlino. Otto ed Elise Hampel vennero in seguito catturati, processati e decapitati nel ’43. Dal libro verrà tratto un film, Alone in Berlin, con protagonisti Emma Thompson e Daniel Brühl, per la regia di Vincent Pérez.

Due parole anche su Fallada: figlio di un giudice, la sua vita fu segnata dall’alcol, dalla droga e da una malattia mentale, per la quale fu più volte ricoverato. Il suo vero nome era Born Rudolf Ditzen e la scelta di Hans Fallada è ispirata ai fratelli Grimm, dall’Hans di La fortuna di Hans e dal cavallo di La regazza delle oche.


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