Stefan Zweig: lo scrittore dietro “Grand Budapest Hotel”

Forse il nome di Stefan Zweig a qualcuno non dirà nulla. Ma se diciamo Grand Budapest Hotel? Di certo tutti avrete sentito parlare (qualcuno addirittura già visto) del nuovo film di Wes Anderson, da qualche giorno nelle nostre sale (eccovi la nostra recensione, a cura di Lorenzo Donnini).

Ebbene, l’opera di Zweig (in particolare il suo Estasi di libertà, ambientato in un lussuoso albergo), è stata fondamentale nel concepimento della pellicola di Anderson. È stato lo stesso regista a confessare i meriti di Zweig, prima in occasione del Festival di Berlino e anche successivamente, in diverse interviste.

Al Daily Telegraph, Anderson ha detto: «In Estasi di libertà la descrizione del Grand Hotel in Svizzera è così evocativa… La protagonista è una ragazza che lavora in un ufficio postale. Viene invitata a soggiornare nell’hotel come regalo da una sua ricca zia, e quando arriva sul posto, la direzione crede che sia lì per fare una consegna. La sua valigia è un cestino. Alla fine capiscono che lei è davvero lì per essere un’ospite dell’hotel, che è diversissimo da qualsiasi altro posto in cui lei sia mai stata. Il suo punto di vista sul trattamento che riceve, e la sua esperienza dell’entrare in quel luogo e realizzare “qui è dove dormirò stasera”, è tremendamente potente […] L’idea di quest’opera, che è stata per così tanto tempo inedita, è qualcosa di surreale» (eccovi il link all’articolo completo).

Così, le edizioni Clichy hanno ben pensato di riproporre il romanzo si Zweig, in edizione economica. Tutti in libreria (e nelle sale)!

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