Eugenio Mira – Il ricatto

Il problema più grosso per Tom Selznick sembra essere quello di combattere contro una forma di paura da palcoscenico, dopo che la sua brillante carriera di pianista era stata stroncata durante una disastrosa esibizione. Cinque anni dopo Tom torna sul palco, ma non sa che ora il suo problema è ben più preoccupante e di ben altra natura: infatti, dietro le quinte si cela una misteriosa entità che lo costringe a una massacrante esecuzione.

Sembra un po’ di essere tornati ai tempi di Shine, quando David Helfgott impazzì nel tentativo di riuscire a suonare il concerto n. 3 di Rachmaninov. La tensione, la paura di fallire, sono le stesse di allora, mentre nel nuovo film di Eugenio Mira, Il ricatto (Grand Piano è il ben più azzeccato titolo originale), si aggiunge anche una scarica di adrenalina provocata da quell’inquietante presenza, che ha i suoi buoni motivi per volere che Tom esegua alla perfezione la sua performance.

Mira chiama in causa Alfred Hitchcock, quello di L’uomo che sapeva troppo, confezionando un thriller che, nonostante le migliori intenzioni, presenta un Elijah Wood un po’ fuori posto (tuttavia, vogliamo lodare la sua buona volontà nel prepararsi al ruolo, dal momento che ha imparato davvero a suonare il piano). Non proprio brillante nemmeno la sceneggiatura, scritta da Damien Chazelle, autore del soggetto del dimenticabilissimo The last exorcism. Liberaci dal male.

Quella di Mira è un’opera che aveva tutte le carte in regola per riuscire, principalmente perché incentrata su una tensione psicologica che andava al di là del semplice ricatto subito da Selznick, quanto piuttosto giocata più sulla sua paura di salire di nuovo su un palco. C’è un pezzo specifico, questo La Cinquette, che lo tormenta, che costituisce una sorta di spada di Damocle pendente sulla sua testa: infatti, La Cinquette non è solo il motivo di un singolo fallimento, ma potrebbe diventare anche la causa di un eventuale e futuro insuccesso, destinato questa volta a troncare per sempre la vita artistica del protagonista.

Affrontare i propri demoni è il solo modo per sconfiggerli e Selznick lo sa: bisogna vedere come vengono affrontati, quali espedienti Mira riesce a mettere in atto per raggiunge il suo scopo. Non si può dire che il film sia noioso, tutto sommato fila abbastanza bene e l’idea di trasporre la minaccia ideale del giudizio del pubblico sul piano concreto (introducendo la figura del misterioso carnefice che tiene sotto tiro) è buona, anche se non proprio originalissima. Eppure molte esagerazioni, certi inserti un po’ barocchi, tendono a sbilanciare il tutto, abbassando la qualità formale del prodotto, da possibile cult a un filmetto per passare, seppur piacevolmente, il sabato sera.

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