Yehoshua Kenaz – Non temere e non sperare

«Non temere e non sperare» con queste parole nel corposo romanzo di Kenaz, scrittore di culto in Israele, Melabbes, alter ego dell’autore e voce narrante, viene messo sull’avviso dal suo superiore: il laconico duplice imperativo, felicemente scelto da Giuntina per il titolo italiano, sintetizza una condizione emotiva in bilico fra attesa e timore, comune non solo al microcosmo delineato nel romanzo ma anche alla giovane Nazione da poco nata – siamo infatti a metà anni Cinquanta – sulle cenere dell’Olocausto.

Chi sono infatti i commilitoni del protagonista? Ciascuno di loro è un universo a parte, ma tutti hanno alle spalle un vissuto traumatico di incomprensioni familiari o di integrazione sociale negata e davanti un’identità futura ancora da definire. Nessuno di loro è più ragazzo ma neppure uomo: alla soglia della maturità essi  devono scegliere chi essere. Dunque Non temere e non sperare sarebbe un classico romanzo di formazione, se i personaggi ritratti fossero inglesi o statunitensi o altro: il fatto è che essi sono il cuore vivo di un Paese lacerato in mille pezzi e ogni israeliano lo è a suo modo. La base militare è allora un simbolico territorio di incontro forzato e di conflitto fra ebrei di diversa origine e natura, luogo ideale di formazione di sé tramite la conoscenza dell’altro: fra ispezioni, turni di guardia notturni, licenze negate, il marocchino Rachamim, sbeffeggiato per la supposta omosessualità, viene picchiato, e l’epilettico Miller, sopravvissuto alla Shoah, viene emarginato; lì l’idealista Alon educato in un Kibbutz, mette alla prova la sua fede nell’utopia della “terra promessa”, lì il calciatore Micki fa i conti con la figura di un padre ingombrante,  lì il seduttore e trasgressivo Avner, sefardita di umili origini, sperimenta una sua etica personale, lì l’artista Yossi rifiuta l’omologazione e pensa a un domani di pianista.

(Yehoshua Kenaz)

Fa da controcanto alle avventure intime di quest’umanità alla ricerca di sé l’interiorità del narratore Melabbes, alimentata da sogni, visioni, ricordi delle notti tormentate di bambino in un villaggio sottoposto alle incursioni degli arabi: egli sente palpitare il proprio «cuore sbigottito» in un «universo maledetto», guardato da un «Dio sconosciuto». L’ipersensibilità lirica determina il continuo rifrangersi della voce narrante nelle emozioni dei compagni: l’empatia solidale porta Melabbes/ Kenaz ad abdicare alla funzione di protagonista e questo fa di Non temere e non sperare il tormentato flusso di coscienza di un intero Paese.

ISBN
9788880575139
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