Una grande amicizia ha unito don Andrea Gallo a Fabrizio De André. Sempre dalla parte dei più deboli, entrambi insofferenti alle gerarchie, alle regole, ai soprusi del potere. È un De André ancora adolescente quello che colpisce per la prima volta don Gallo, grazie a un componimento scolastico in cui il diciassettenne futuro musicista si scagliava contro i pregiudizi e l’intolleranza.
Per molto tempo don Gallo e Faber si sono confrontanti, passeggiando per i bassifondi della loro Genova: conversazioni schiette, dirette, che hanno fornito al cantautore l’ispirazione per molte sue splendide ballate, da Bocca di Rosa a Via del Campo.
Anche don Gallo ha voluto ricordare questa grande amicizia, «angelicamente anarchica», con un libro al quale ha lavorato fino all’ultimo, prima della sua morte lo scorso 22 maggio: Sopra ogni cosa (Piemme), da poco uscito in tutte le librerie. Per comporre il suo “vangelo laico” (a cui si è aggiunta la preziosa collaborazione di Vauro), don Gallo ha voluto richiamare De André scegliendo le dodici canzoni a più alta levatura morale e civile, per porre l’attenzione del pubblico sui valori etici, a suo avviso ancor più fondamentali di quelli religiosi, «perché il tessuto della laicità si fonda su princìpi condivisi, che devono diventare patrimonio di ogni uomo di buona volontà».