Inghilterra, boom del vinile

Gli ultimi dati relativi alla discografia fanno emergere un quadro paradossale: nel 2012, il download digitale ha raggiunto un giro d’affari di 1,3 miliardi di dollari, ma gli appassionati di tutto il mondo hanno acquistato più di 4,6 milioni di vinili, con un incremento del 17.7% rispetto all’anno precedente.

Che il “vecchio” vinile goda di ottima salute è testimoniato anche dalla vitalità dei negozi di musica indipendenti inglesi. I due storici negozi di Rough Trade hanno fatto registrare, nelle cinque settimane precedenti il Natale, un incremento del 20% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Rimaste stazionarie le vendite di CD, sono le vendite di vinile, con un +45% (e un +47% fatto registrare dal digital download attravero sul sito ufficiale degli store) ad aver trainato la performance.

Le cifre sono state fornite dalla stessa Rough Trade a Music Week: l’azienda, evidentemente rinfrancata dal bel risultato, afferma di voler lavorare per «incrementare il business nel 2014».

In generale, le vendite di vinile in Inghilterra sono andate benissimo nel corso del 2013: la BPI (British Phonographic Industry, l’associazione dei discografici britannici) ha fatto sapere che le vendite sono aumentate del 101% in un anno. Ne hanno beneficiato anche altri storici negozi indipendenti, come Piccadilly a Manchester, Resident a Brighton e Rise a Bristol. Lawrence Montgomery, responsabile proprio di Rise, quantifica in un +15% il beneficio sul fatturato derivante dalla vendita di vinili.

Stando a Natasha Youngs di Resident, lo spazio destinato agli LP, in negozio, è raddoppiato: nel suo esercizio, si è venduto un 55% in più di dischi rispetto all’anno precedente.

Sembra, insomma, che gli ascoltatori siano sempre più in grado di equilibrare il consumo di musica digitale e l’acquisto di album in un supporto fisico (il vinile). Le statistiche mondiali confermano il trend briannico: in Italia, ad esempio, la vendita di vinili nei primi sei mesi del 2013 è aumentata del 53%. A uscire sconfitto dallo scontro sembrerebbe essere, per ora, proprio il CD, un supporto che non ha mai convinto particolarmente, né dal punto di vista estetico né dal punto di vista della qualità dell’audio. Che sia giunta l’ora di mandarlo in pensione?

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