Martin Scorsese – Mean streets

Un racconto “tra mafia e chiesa” quello di Mean streets, ambientato per le squallide strade (come da titolo) di Little Italy. Protagonisti in questo scenario newyorkese, reso suggestivo dal tocco personale del regista (che in quell’ambiente ha vissuto da giovane), sono Charlie e Johnny Boy, italo-americani, amici di lunga data ma dalle personalità opposte: il primo (Harvey Keitel) è persona cauta e temperata, afflitto da una coscienza che lo porta d’istinto a riflettere sulla propria condizione di piccolo malavitoso, a servizio dello zio, il boss Giovanni (Cesare Danova). Johnny (un giovane ma carismatico Robert De Niro) è d’altra parte l’elemento caotico del gruppo, del quale fanno parte anche Tony (David Proval) e Michael (Richard Romanus). Sarà proprio quest’ultimo a prendere l’iniziativa per porre fine alle bravate di Johnny, che gli deve duemila dollari, denaro che Johnny sperpera in continuazione tra donne, bevute e gioco. I soldi non si vedono e cresce la tensione tra i due, nonostante i tentativi di moderazione di Tony e di Charlie, che presta piccole somme all’amico col doppio intento di salvare lui dai debiti e “salvare”, tramite simili atti di generosità, la propria identità cristiana da una vita non proprio pulita.

Mean streets è certo il film più personale del regista, che ne è anche il narratore. Le ambientazioni, le situazioni, i discorsi: ogni cosa della Little Italy che fu è ricostruita come fosse un plastico della sua infanzia, compresi i personaggi (Charlie funge da alter-ego del giovane Martin Scorsese) e la musica, una scelta di brani pop degli anni ‘60 (come Be my baby delle The Ronettes). È scelta stilistica originale di Scorsese l’accostare queste musiche con scene di bassa vita gangster (risse, piccoli furti), come per volere immergere la prepotente e violenta indole di questi giovani criminali in un ambito di quotidianità.

Al di là poi del tentativo di rappresentazione neorealistica di questo mondo, la complessità del personaggio riflessivo di Charlie introduce ad una tematica, quella della colpa (intesa nel comune senso religioso), molto cara al regista e che finirà per tornare nei suoi film in personaggi alla ricerca di una qualche redenzione: Travis di Taxi driver ne è un esempio. Per dirla con le parole di Charlie: «I peccati non si scontano in chiesa. Si scontano per le strade». È appunto su queste squallide strade di Little Italy che Charlie ha la possibilità di redimersi, cercando di risolvere i problemi finanziari di Johnny Boy, ma senza compromettersi agli occhi del suo boss. Con questo film, Scorsese ci mostra in definitiva quanto sia sottile il confine tra giusto e sbagliato; un confine sul quale Charlie, abitante dell’inferno newyorkese, cammina con cautela.

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