Nella vita, si dice, è importante avere certezze, e ai Franz Ferdinand il ruolo di punto cardinale sembra calzare a pennello. Non importa che anno sia, se ci sia la crisi, lo scioglimento dei ghiacciai, una (nuova) guerra: per Alex Kapranos e soci la musica – letteralmente – non cambia mai. Tutto sembra essersi congelato al 2004, anno dell’omonimo debutto: i quattro continuano imperterriti a giocare con punk-funk e mutant disco alla maniera di Gang of Four e Talking Heads, con l’aggiunta di qualche sovratono dark e una sfacciataggine pop. Da questo punto di vista, Right thoughts, right words, right action non sposta sostanzialmente di un millimentro il baricentro di un sound ormai diventato stereotipo.
Right action, per esempio: ok, il riff groovy e tagliente funziona, ti si incolla addosso, e il refrain ha quell’aria sorniona che fa intellettuale ma senza esagerare. E però, come la mettiamo con la schiacciante sensazione di deja-vù che affiora sin dalle prime battute? Soprattutto, al di là di qualche tocco sintetico, mancano le spezie che tengano viva l’attenzione per tutta la durata del brano. Si fa presto, insomma, a dare per scontato questo quarto album degli scozzesi: dopo Evil eye, un bell’esempio di disco-rock sfrontato («Don’t believe in God / but believe in this shit»), e Love illumination (probabilmente la migliore del lotto, con un riffettino hard, tastiere nevrotiche e contorno di fiati), la fiamma si spegne lentamente. Fresh strawberries mostra come, in effetti, smaltita la sbornia danzereccia e le tentazioni electro, i Franz Ferdinand siano più a loro agio nei panni dei tardi brit-rocker. Beatlesiani, ovviamente, ma senza dimenticare la lezione dei Blur (l’andamento pigro di Brief encounters).
Bullet alza i giri, con un pop (retrò) suonato a velocità punk, Stand on the horizon mescola un’intro folkeggiante con uno sviluppo marcatamente “disco” (con tanto di orchestrazioni), e Goodbye lovers & friends aggiunge alla mistura qualche tocco etnico, ma il risultato non cambia. «Don’t play pop music / You know I hate pop music» è uno dei versi chiave del brano, ma è quantomeno bizzarro: quella dei Franz Ferdinand è esattamente pop music, di quella che dove la metti sta. Non scalcia, non protesta, non artiglia: scorre leggera, formalmente impeccabile e dimenticabilissima, senz’altra ambizione che di rappresentare e raccontare se stessa. Esattamente come il debutto di nove anni fa. Quando si dice i punti fermi.