Ferzan Ozpetek – Un giorno perfetto

Sin dall’inizio s’intuisce che la storia fra Emma e Antonio è destinata alla tragedia. Tratto dall’omonimo romanzo di Melania G. Mazzucco e diretto da Ferzan Ozpetek, Un giorno perfetto racconta, sullo sfondo di una Roma cupa e deprimente, le storie di alcuni individui, ciascuno con la propria piccola quotidianità, inconsapevoli del peso determinante che certe loro azioni (apparentemente prive di significato) avranno sui destini degli altri caratteri.

Emma e Antonio sono separati da tempo. Lui è rimasto a vivere nella loro vecchia casa, lei è tornata dalla madre insieme ai due figli, Kevin e Valentina. Una notte, proprio dalla casa di Antonio si sentono degli spari. I vicini avvertono la polizia, che si appresta a fare irruzione nell’appartamento. A questo punto, inizia un lungo flashback che racconta le ultime ventiquattro ore di Antonio, Emma e i loro figli. Ma questa non è solo la loro storia: è anche quella dell’avvocato Elio Fioravanti e della sua seconda moglie, la giovane e bella Maja, del figlio di primo letto dell’uomo, Aris – deciso a non divenire opportunista e arido come il padre -, e di Mara, un’insegnante di Valentina, che per caso si ritrova a passeggiare insieme a Emma la stessa sera che Antonio decide di passare insieme a Kevin e Valentina, poche ore prima che vengano sparati quei colpi dalla sua abitazione.

Il regista italo- turco mette in scena una tragedia privata, discostandosi, per certi aspetti formali, dal suo abituale modo di fare cinema, ma mantenendo un suo classico leitmotiv, quello della famiglia, in questo caso a pezzi, impossibile da ricostruire, se non nella mente malata di Antonio. La famiglia qui intesa nel senso stretto del termine (come in Mine vaganti), non la famiglia putativa de Le fate ignoranti, Saturno contro o Magnifica presenza: in Un giorno perfetto si parla di legami di sangue che avvelenano e annientano ogni traccia di dignità e di vita, tanto che Emma dirà ad Antonio di avere imparato ad amare quest’ultima solo dopo la fine del loro matrimonio.

Che il dramma sia dietro l’angolo è quasi scontato, anche se nel finale del film alcuni eventi rimangono in sospeso: lascia l’amaro in bocca il fatto che Un giorno perfetto non è solo un prodotto di finzione, ma è la trasposizione sullo schermo di storie che, purtroppo, trovano ampio spazio nella cronaca reale, dagli abusi sulle donne alle violenze domestiche. Dall’altra parte, il triangolo Elio-Maja-Aris spinge a una riflessone sulla perdita della propria identità in nome del benessere economico e del prestigio sociale: ancora una volta la vita che abbandona, lasciando dietro di sé la morte di ogni speranza per un futuro migliore, mentre i personaggi non riescono a cogliere le poche opportunità offerte dall’esterno per cambiare il corso del destino di coloro con cui vengono a contatto e, in questo modo, il corso della loro stessa esistenza.

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