Ferzan Ozpetek – Magnifica presenza

A due anni da Mine vaganti, torna Ferzan Ozpetek con Magnifica presenza. Da Lecce di nuovo a Roma, città molto amata dal regista italo turco, da Riccardo Scamarcio ad Elio Germano (ad aprile nei cinema con Diaz – Don’t clean up this blood, di Daniele Vicari). Tornano le tematiche già affrontate dal regista nei suoi precedenti lavori, dall’omosessualità, al cibo e la famiglia. Proprio la famiglia costituisce da sempre il fulcro del cinema di Ozpetek, sia la famiglia in senso stretto, come nel caso di Mine vaganti, sia la “famiglia” che ciascuno si costruisce, in sostituzione a quella d’origine, come ne Le fate ignoranti o Saturno contro.

In Magnifica presenza, Pietro è un ragazzo di Catania che sogna di diventare un attore. Per questo motivo si trasferisce a Roma, dove inizia a lavorare come pasticcere di notte, mentre di giorno partecipa a dei provini cinematografici. Nella capitale, prende in affitto una bellissima casa d’epoca in zona Monteverde, già occupata in precedenza dai componenti della compagnia teatrale Apollonio. Il problema è che gli inquilini sono tutti vissuti negli anni Quaranta del secolo scorso, sono morti durante la Seconda Guerra Mondiale e sono dei fantasmi. Dopo la paura iniziale, Pietro instaurerà con loro un rapporto d’amicizia.

Ma queste presenze sono reali o frutto della sua mente? Realtà o finzione? La domanda sorge spontanea soprattutto in relazione al protagonista, sensibile, gentile, ma anche profondamente solo, per anni innamorato di un uomo con cui ha vissuto la breve avventura di una notte e che ora lo rifiuta quasi con disprezzo. I tentativi di Pietro di inserirsi nel mondo del cinema sono altrettanto deludenti: il ragazzo è impacciato, non riesce a trovare uno stile originale che gli permetta di farsi notare.

Invece, i membri dell’Apollonio lo consigliano e, soprattutto, lo capiscono, poiché amano l’arte e ne comprendono il valore e il potere di restituire bellezza al mondo. Diventano la famiglia di Pietro, in quanto rispondono al suo bisogno d’amore, lo circondano con la loro presenza e lo fanno sentire meno solo. Il sentimento è reciproco (uno dei membri dell’Apollonio lo afferma in modo esplicito: «Pietro, lei è stato per noi una presenza molto importante») sia che si tratti di realtà o di finzione, perché è grazie alla mente di Pietro che i fantasmi esistono e assumono concretezza e importanza. In realtà è lui la “magnifica presenza” del titolo, che trova negli attori dell’Apollonio l’apprezzamento che il mondo reale gli ha negato, oltre al modo e al coraggio per realizzarsi in quello stesso mondo senza tradire se stesso.

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