Aki Kaurismäki – Miracolo a Le Havre

Miracolo a Le Havre rappresenta l’essenza dell’equilibrio, del contagio (sbarco di clandestini), della dimensione del possibile in cui viene eliminata l’estraneità a favore di una vicinanza fra l’ideale e il reale. Il film di Aki Kaurismäki è poeticamente semplice e ha saputo affrontare un tema complesso come quello dell’immigrazione con una positiva apertura verso il senso di comunità. Il regista finlandese recupera la lezione del cinema classico e intesse in maniera precisa inquadrature particolari, che mettono a fuoco in maniera straordinaria la grammatica della narrazione. Idrissa (Blondin Miguel) rappresenta la figura centrale su cui ruotano tutti i personaggi della storia. Giovane clandestino ricercato dalla polizia, s’imbatte in Marcel (André Wilms) che fa il lustrascarpe a Le Havre, e decide di aiutarlo, mentre la moglie Arletty (Kati Outinen) si ammala. Un film bagnato dall’essenza precisa e profonda delle parole che legano il personaggio al proprio ruolo, formando il loro carattere. Una parola umanista quella che è riuscito a raccontare Kaurismäki, in un miracolo di profonda normalità. Il film si prende cura dei personaggi e dello spettatore, come Marcel si prende cura e premura della moglie Arletty malata e del ragazzo clandestino in fuga. Le idee si presentano chiare e tracciano il racconto di una fiaba morale che si consuma sui vestiti consunti e allo stesso tempo eleganti di Marcel. Una regia che rispecchia un gusto minimalista, preciso, dove sono quasi assenti i movimenti di telecamera e che si confronta con la semplicità profonda della storia. Proprio tale umanità semplice, ma vera, è quella che piace e ha saputo farci innamorare del regista finlandese.

Questa piccola storia di tutti i giorni acquista quel valore aggiunto che eleva il film a miracolo. Un’umanità che commuove è quella ritratta da Kaurismäki, che evidenzia una bontà d’animo, fratellanza e dignità umana, caratteristiche rare nel contemporaneo. Una visione classica che fa luce nel grigio dei giorni nostri è il risultato della pellicola dove il margine si fonde a quel senso di comunità e prova a consegnarci uno sguardo sul reale, donandoci una soluzione possibile, un’alternativa per ripartire dalla semplicità, dalla vita di tutti i giorni. Le figure di Little Bob e del detective Monet rappresentano infine la sintesi viva della storia cucita con poesia da Kaurismäki.

 

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