In uscita il 27 febbraio, per 66thand2nd, “Roberto Baggio. Avevo solo un pensiero“, di Stefano Piri. Il libro esce nella collana Vite inattese.
La presenza di Baggio è intermittente, liminale, sempre sospesa sul crinale del tradimento. Vederlo giocare è come aspettare una stella cadente la notte di San Lorenzo, e se vogliamo è un’esperienza più religiosa che veder giocare Maradona: bisogna essere disposti a contemplare un’assenza, aspettando qualcosa che potrebbe manifestarsi oppure no e che, se anche dovesse manifestarsi, si scioglierà nel buio un attimo dopo.
Roberto Baggio. Avevo solo un pensiero – Stefano Piri
Roberto Baggio non è una figura scontata: come il protagonista di un romanzo, è un groviglio di volontà e caso, un uomo incredibilmente determinato e allo stesso tempo del tutto in balia degli eventi. Come se tutti i suoi sforzi servissero a opporsi al destino e allo stesso tempo a compierlo (uno dei tanti paradossi con cui probabilmente il buddhismo lo ha aiutato a convivere). Stefano Piri ripercorre la vita e la carriera di Baggio a partire dalla sua magica apparizione a Vicenza, quando non ha ancora vent’anni e sembra un angelo spietato che inchioda i difensori avversari a terra.
Quando ha solo un pensiero: prendere la palla e andare dritto in porta. Il viaggio del campione dentro il calcio professionistico è però anche il viaggio interiore di una persona che deve attrezzarsi moralmente ed emotivamente per un mondo molto più complesso di quello in cui è cresciuto. Baggio deve infatti affrontare l’improvvisa notorietà mondiale di Italia ‘90, le stagioni alla Juve, il Pallone d’Oro 1993 e la favola meravigliosa e interrotta di Usa ’94.
Qui arriviamo al cuore del mito del «Divin Codino», all’amore incondizionato degli italiani e alla nostalgia per gli anni ’90. Ma Baggio è ancora di più: è allo stesso tempo l’ultimo fuoriclasse italiano del Novecento e il primo del nuovo millennio, l’ultimo che può permettersi una corporatura da mimo e il primo a diventare un’icona nella nuova celebrity culture sportiva globale, dove atleti come lui e Michael Jordan trascendono le squadre in cui giocano, i risultati e perfino la popolarità degli sport che li hanno resi grandi.