La Polonia riapre la procedura di estradizione in Usa di Roman Polanski

Non c’è pace per Roman Polanski, in relazione all’episodio di stupro di cui si è dichiarato colpevole.
Facciamo un piccolo passo indietro. La richiesta di estradizione era partita un anno fa, dopo che l’82enne regista di Venere in pelliccia aveva partecipato all’inaugurazione del Museo della storia degli ebrei a Varsavia. Il caso Polanski è assai controverso: il cineasta ha violentato nel ’77 la minorenne Samantha Geimer durante una seduta fotografica nella villa dell’attore Jack Nicholson, probabilmente sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Dopo essersi dichiarato colpevole, Polanski venne rinchiuso per 42 giorni nel carcere di Chino in attesa di una valutazione psichiatrica, salvo poi essere rilasciato in libertà condizionata. Polanski, temendo che il giudice ritornasse sui suoi passi, decise di fuggire dagli Stati Uniti e di rifugiarsi in Francia, evitando da allora tutti i paesi nei quali potesse rischiare di essere estradato.
Nel 2009 venne arrestato a Zurigo, ma venne liberato nel 2010 dopo che le autorità svizzere decisero di non procedere alla richiesta del governo degli Stati Uniti. Lo scorso ottobre, poi, il giudice della Corte di Cracovia aveva negato l’estradizione, anche se la decisione non era definitiva e poteva essere ancora sottoposta ad appello. A quanto pare, si è ora giunti a un nuovo capitolo di questa spiacevolissima vicenda: il ministro della giustizia polacco, Zbigniew Ziobro, ha confermato che presenterà un appello alla Corte Suprema per ribaltare la decisione del tribunale. Restiamo in attesa di ulteriori sviluppi.

SOSTIENI LA BOTTEGA

La Bottega di Hamlin è un magazine online libero e la cui fruizione è completamente gratuita. Tuttavia se vuoi dimostrare il tuo apprezzamento, incoraggiare la redazione e aiutarla con i costi di gestione (spese per l'hosting e lo sviluppo del sito, acquisto dei libri da recensire ecc.), puoi fare una donazione, anche micro. Grazie