Albert Camus – Caligola

Albert Camus lavorò a Caligola dal 1937 al 1958.

Ispirata alla figura dell’imperatore romano (davvero ucciso da dei cospiratori a ventinove anni), l’opera conobbe una serie di variazioni che spinsero gli studiosi a parlare di tre distinte versioni: nella prima è chiara l’influenza di Nietzsche, in quanto Caligola viene concepito come eroe dionisiaco, la cui sete di vita e libertà è spinta sino alle estreme conseguenze; nella seconda versione, oltre all’aggiunta di un intero atto (il terzo), assumono importanza lo schiavo affrancato Elicone e Cherea, mentre centrale rimane la coppia composta da Caligola e Drusilla (corrispondente al duo teatrale DionisoDemetra di Nietzsche); infine, si assiste a un allontanamento dal modello nietzschiano, con Caligola che diventa un monito, una denuncia contro il nichilismo contemporaneo, «[…] un ritratto dei pericoli insiti nello spingere troppo in là la ribellione contro un mondo considerato privo di valori».

Caligola è l’imperatore folle, reso pazzo dalla morte di Drusilla, sorella ed amante. Si abbandona così a qualsiasi forma di dispotismo, finché non viene ucciso. Il delirio di onnipotenza del protagonsita è solo un pretesto per Camus per evidenziare due aspetti: da una parte, con Caligola pone l’accento sulla relazione tra l’individuo e l’assurdo, dove il tentativo di contrastare tale condizione si risolve in un processo auto-distruttivo; dall’altra, accendendo i riflettori sui congiurati, Camus sottolinea l’incapacità della classe intellettuale a lui contemporanea di imporre la propria identità culturale – probabilmente poiché smarrita da tempo. Con Lo straniero e il saggio Il mito di Sisifo, Caligola s’iscrive nel ciclo dell’assurdo, in cui la coscienza individuale si scontra con l’indecifrabilità di ciò che la circonda («Come venirne fuori? Fare un contratto con la propria solitudine, no? Mettersi d’accordo con la vita. Darsi delle ragioni, scegliersi un’esistenza tranquilla, consolarsi. Non è per Caligola»).

Non esiste che una sola libertà, quella del condannato a morte, «perché tutto gli è indifferente al di fuori del colpo che farà scorrere il suo sangue». Una concezione che richiama la fine di Meursault ne Lo straniero, con la liberazione dal mondo e da sé che passa solo attraverso la morte. Voglia di vivere e felicità sono incompatibili con l’assurdo, così come non è possibile godere di vera solitudine finché si è in vita, poiché ci si porta sempre addosso il fardello del proprio passato e del proprio futuro, popolati dai fantasmi, essenze che rendono impossibili il silenzio e la quiete, che non permettono a Caligola di «sentire tutta l’ebbrezza del flusso del [mio] cuore».

ISBN
9788845245954
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