L’inizio de La notte del professor Andersen non può non far venire in mente il film di Hitchcock, La finestra sul cortile: il protagonista, docente universitario di letteratura, è testimone involontario dell’assassinio di una donna davanti alla finestra del palazzo di fronte al suo. Il fatto ne sconvolge la routine quotidiana di intellettuale solitario ma non nel senso che ti aspetteresti: il professor Andersen non si improvvisa infatti detective, non lotta per mettere in trappola l’omicida, ma si arrovella per comprendere il motivo per cui non la ha denunciato.
Sono innumerevoli le spiegazione che in lunghi monologhi il docente fornisce a se stesso, nessuna delle quali risulta essere convincente fino in fondo, tanto che ti viene spontaneo pensare che l’assassinio alla finestra non sia mai avvenuto davvero, ma sia solo una simulazione ipotetica che consente di tirare le somme sulla crisi del ruolo della letteratura a chi ne ha fatto il proprio mestiere. Non è un caso che alle riflessioni sulla società, su Dio, si intreccino amare considerazioni su testi venerati dalla tradizione come i drammi di Ibsen e le tragedie greche: al di fuori del contesto che le ha generate, tali opere hanno ancora qualcosa da dire, o il loro messaggio universale non è che un’illusione? E oggi? Il norvegese Dag Solstad pubblica il romanzo nel 1995 e ha in comune con gli altri, scritti negli anni ’90,- il più noto è Timidezza e dignità del 1994 edito in Italia sempre da Iperborea – la scelta di affidare ad «eroi cerebrali» l’ossessiva ricerca di nuovi valori, messi radicalmente in discussione i vecchi. In questa prospettiva è facile vedere nel rifiuto di approfondire tutto ciò che concerne l’omicidio alla finestra una presa di distanza netta dalla letteratura gialla particolarmente fortunata proprio nei Paesi del Nord Europa: il romanzo se si limita a intrattenere con vicende scabrose ha perso la sua funzione, che è al contrario quella di scavare nel pensiero, abbattere le barriere delle convenzioni e scandalizzare con verità scomode.
Alla finestra Andersen non scopre un universo “altro” in cui entrare per mettere alla prova il proprio acume, piuttosto un riflesso dell’inerzia di sé e della generazione di professionisti agiati, ex contestatori, cui appartiene. La scossa ricevuta lo porta infine, ci pare, dalla parti di Delitto e Castigo: nel romanzo di Dostoevskij, Raskolnilov uccide una vecchia usuraia per dimostrare a se stesso di essere un “super uomo”, il professor Andersen si fa complice di un assassino sconosciuto per «schioccare le dita a Dio».
9788870914498