Abdellatif Kechiche – La vita di Adele

È stato uno dei film più chiacchierati del 2013, La vita di Adele. Uscito nel nostro Paese a un mese di distanza da Lo sconosciuto del lago – incentrato sulla storia di un uomo che si innamora di un altro, amante focoso, ma anche molto pericoloso –, il film torna a parlare di amore omosessuale, questa volta tutto al femminile.

Un incontro fortuito e una passione destinata a sconvolgere le vite di Adele, adolescente curiosa e piena di vita, e di Emma, talentuosa studentessa di Belle Arti. Un fluire incessante di emozioni scandite da lunghe ed esplicite sequenze di amplessi tra i due caratteri principali: ridicolo gridare allo scandalo e invocare la censura, perché Abdellatif Kechiche non supera mai il confine tra il sesso e la pornografia. Il toccarsi delle protagoniste si trasforma per una nel modo di dare concretezza a degli affannosi impulsi interiori, e per l’altra nel mezzo per perpetrare la sua arte.

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Un viaggio sentimentale che corre parallelo alla maturazione umana soprattutto di Adele: la pellicola parla in particolare di lei e di come la relazione con Emma l’aiuti a superare alcune sue paure e a trovare la vera se stessa. Se all’inizio Adele è una donna in potenza, intelligente, brillante, eppure ancora ancorata a una fase di negazione dei suoi desideri – emblematica, in tal senso, è la scena dell’interrogatorio a cui la sottopongono le compagne di scuola, in cui Adele nega con forza e rabbia i rapporti con Emma –, alla fine la ragazza giunge a una piena consapevolezza del peso delle sue scelte sull’avvenire. Come tutti i percorsi di emancipazione e crescita, anche il suo è segnato da errori insanabili, sbagli che portano a determinate conseguenze. Perché la vita non è un film.

Adele dice di non mentire sui suoi sentimenti, ma lo afferma smarrita e piangendo (e nel film piange davvero tanto e spesso!): la giovane fatica a inserirsi in un mondo reale, fatto di sangue, carne e, soprattutto, di lacrime. Dentro a un locale e poi su una panchina sotto un grande albero comincia una grande storia, destinata a spezzarsi di fronte ai tradimenti di Adele: che fare quando l’amore della tua vita non ne vuole più sapere di te? Rincorrerlo, riconquistarlo, o prepararsi ad anni di dolorosa solitudine, consci che proprio da lì, da se stessi, si può ripartire?

È questa la domanda su cui si interroga il film, perché, spesso, per guardare al futuro è fondamentale lasciarsi il passato alle spalle, anche se è inutile tentare di rimuovere i ricordi legati a un grande amore. Piuttosto è necessario individuare l’atteggiamento giusto per conviverci serenamente: in definitiva, solo tramite la memoria le grandi storie non muoiono mai.

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